Milano. Primo Meeting Generale degli operatori di Pastorale
Le tre giornate, in particolare quella di sabato 17 novembre, si sono focalizzate su un argomento tanto centrale quanto complesso: l’Examen Ignaziano. Ecco un articolo di un ex-alunno del Massimo di Roma, che ora collabora nelle attività pastorali, in particolare per i “cammini di Rete”.
Un obiettivo non immediato…
Come riuscire ad introdurre uno studente ignaziano, dal più piccolo al più grande, in una riflessione interiore diretta verso l’acquisizione di una personale capacità di analisi del proprio sentire/pensare/agire e di discernimento su quanto osservato?
Come farlo, se gli interrogativi che si impongono, in maniera evidente, toccano il nodo complesso tra spiritualità, laicità e vita religiosa in ciascuno di noi?
Questa sembra decisamente la frontiera più difficile da affrontare, secondo i delegati. L’esame di coscienza non è un “giocattolino” e fare in modo che diventi habitus distintivo per i nostri studenti sembra essere una impresa impossibile.
Sembra, ma non è affatto così.
A convincerci di questo è stata la partecipazione, decisa e determinante, degli alunni e degli universitari ex-alunni, i quali, con grande interesse, si sono presi l’impegno di mediare, culturalmente e, forse, anche linguisticamente, le domande dei loro coetanei, aiutando gli altri delegati, di età diversa, ad interpretare meglio quali fossero le esigenze dei più giovani per far si che questi ultimi possano “fare il loro cammino”, nel discernimento e nella vita spirituale.
… e un cammino da aprire!
Suddivisi in piccoli gruppi, ognuno dei quali guardava più da vicino ad un particolare settore delle istituzioni della Rete, a partire dalle scuole per l’infanzia fino ad arrivare alle attività extracurriculari per i più grandi e agli organi direttivi e collegiali, i delegati hanno condiviso perplessità e punti forza, per poi restituire domande e approfondimenti in assemblea. Le problematiche emerse durante tutti questi momenti hanno riguardato principalmente, e a sorpresa, due aspetti che per i ragazzi sono fondamentali: il rapporto con loro stessi e quello con Dio.
Il dibattito sull’Examen ha, quindi, portato alla luce un elemento previo da affrontare prima di procedere verso qualsiasi altro obiettivo o, per lo meno, da considerare come orizzonte per qualsiasi direzione la nostra azione pastorale voglia intraprendere: non è più chiaro, nella percezione dei nostri studenti – e, forse, non solo… – che la pedagogia ignaziana e le istituzioni che la adottano non sono solo il banale risultato di una Ratio studiorum, ma il contesto e il tempo favorevole dell’incontro fra Dio e la sua creatura. Non solo questo non è chiaro, ma, da diverse parti, viene percepito, addirittura, come un disvalore, come un torto alla libertà personale!
I ragazzi percepiscono la rete relazionale in cui vivono come un luogo da lupi.
E non è semplice presentarsi, a volto scoperto, come “pecore”, in un contesto simile. Eventualmente, se vi leggono un vantaggio, questo è semmai sedimentato nel pensare e nell’agire seguendo i propri ideali. Operazione, questa, che richiede sacrificio, ma offre uno spunto che, coraggiosamente, diversi fra loro intendono come importante al fine di intraprendere un proprio cammino di riflessione interiore, per trovare se stessi e, forse, anche Dio nella vita di tutti i giorni.
In questo senso, si delineano almeno due orizzonti: quello della fedeltà alla propria identità profonda e personale e quello del contesto che tutela e promuove questa identità.
Se è vero quanto fin qui detto, può essere stato interessante rileggere insieme l’esperienza di Torino, ch,e nel pomeriggio del sabato, è stata presentata all’assemblea.
In poche parole, a Torino, la riflessione sull’Examen è iniziata nel 2016. Alcuni docenti laici, a seguito di un percorso formativo presieduto da operatori di pastorale e gesuiti, hanno iniziato a far propria questa metodologia e a trasmetterla ai propri studenti, inizialmente attraverso l’esperienza del sogno guidato.
I riscontri, a detta degli organizzatori, sono stati totalmente positivi e ben accetti dagli studenti al punto che l’attività, in forme e modi diversificati, è stata estesa a tutti i plessi.
A seguire, nella condivisione, è emerso chiaramente che alcune attività come il Cammino di Santiago, le attività di carattere sociale, le esperienze di volontariato, le iniziative sportive ed, in particolar modo, il Kairos, rimangono punti saldi a partire dai quali iniziare ad introdurre l’Examen, evitando, però, che la frammentarietà di queste proposte resti tale, senza ricadute, strutturate e strutturanti, nel quotidiano.
Tanto si sta facendo, ma si può fare di più. La sfida più grande, dalla prospettiva dei giovani pastoralisti, è ora quella di formare studenti ignaziani che non siano tali solo nelle attività proposte in ambito scolastico, ma che lo siano nella vita di tutti i giorni, presente e futura.
Un appello finale.
Mi permetterete, spero, di concludere questa analisi con un piccolo appello.
Sono un ex-alunno dell’Istituto Massimiliano Massimo di Roma. Ho studiato per 16 anni in quella scuola. Ho titolo, quindi, per rivolgermi, innanzitutto, agli studenti delle nostre scuole, da amico e compagno: non abbiate paura di uscire fuori dal coro. Non abbiate paura di essere feriti, offesi, derisi per quello che siete e per ciò in cui credete.
Accumulate ricchezza interiore.
E, al TEMPO OPPORTUNO, imparate a condividerla.
Lavorate in gruppo e per il gruppo, ma non fate del gruppo il luogo del pensiero unico. Piuttosto, fate della condivisione dell’originalità il vostro punto di forza.
Brillate di luce propria, luce vostra: solo così sarete luce vera anche per gli altri. Siate aperti alle critiche costruttive, quelle che fanno emergere i punti deboli del vostro modo d’essere e di vivere: con il tempo, questa sarà la vostra forza.
E imparate a fidarvi di chi non ha paura nel rimandarvi la realtà dei fatti, bella o brutta che sia.
Siategli grati.
E siate curiosi, nella vita!
Volate alto. E, per farlo, siate leggeri. Leggeri, non superficiali!
Il mondo, visto dall’alto, è tutt’altra cosa.
“Se la vita la inizieremo a vivere così, allora non la chiameremo più vita, ma KAIROS.”
Questo, forse, è il vero scopo dell’Examen, ed è in qualche modo una chiave per conoscere Dio ed entrare nel suo mistero, nella quotidianità di tutti i giorni.
Francesco Passarelli, Responsabile dei cammini di Rete, Istituto Massimo-Roma
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