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Palermo. Gonzaga: Jazz school per i rifugiati

Una serata di jazz a scuola, per promuovere l’integrazione e l’inclusione attraverso la musica.  Tre anni di concerti e di incontri con musicisti ed ensemble speciali, in modo da creare atmosfere di jazz non consuete. Il programma ricco di interventi, ha puntato anche a sensibilizzare l’intera comunità scolastica e cittadina al dramma delle migrazioni.  E’ stata presentato, in prima assoluta,  “Welcome”, un brano composto da Giuseppe Mazzamuto, che è un inno all’accoglienza, interpretato da alcuni componenti della BIAS Band, studenti della scuola di italiano per stranieri del Centro Astalli presente al Gonzaga, giovani africani che stanno vivendo a Palermo un percorso di integrazione attraverso la musica. Si tratta di un messaggio di speranza e di costruzione che contrasta il clima di esclusione e paura che si sta diffondendo, i fatti drammatici che si stanno susseguendo e sui quali in Sicilia non mancano le risposte profetiche come la recente lettera della Conferenza dei vescovi dell’Isola.

«Vogliamo unirci alle varie voci che rivendicano uno sguardo più informato, più profondo, più umano su quello che sta accadendo. Come educatori e come scuola non possiamo esimerci dal compito di sollecitare le coscienze a una comprensione migliore del fenomeno migratorio», afferma padre Vitangelo Carlo Maria Denora, direttore generale dell’Istituto Gongaga-Isp, che ha anche aderito alla staffetta antirazzismo che coinvolgerà le scuole della provincia di Palermo a partire dal primo febbraio.

«La musica ha da sempre la vocazione di esprimere emozioni, desideri, aspirazioni, tensioni dell’uomo e del suo tempo. È da sempre canale di comunicazione tra culture differenti, possibilità di espressione di mondi diversi e dei loro valori. La musica unisce culture e popoli, specialmente unisce i giovani ed è quello su cui puntiamo in particolare quest’anno» aggiunge padre Eraldo Cacchione, preside dei licei del Gonzaga e “anima” dell’happening musicale.

Oggi è tempo di costruire ponti, di aprirsi all’altro che bussa alla nostra porta. «Non posso non pensare al tempo che ho vissuto in Africa: i bambini hanno la musica e il ritmo nel sangue. Con la musica crescono, socializzano, pregano. È bellissimo conoscere questa ricchezza dell’animo e della cultura dei nostri migranti e non solo i problemi», continua padre Denora.

Tutto il ricavato del concerto è stato devoluto al Centro Astalli di Palermo, espressione palermitana del Jesuit Refugee Service, che da anni aiuta migranti e rifugiati politici a ricevere assistenza medica, legale, ed istruzione e con cui l’Istituto Gonzaga collabora attivamente.

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