Acutis. A un mese dalla beatificazione, le sensazioni degli “inviati speciali”
Ricco, storico e beato sono i tre aggettivi che meglio descrivono l’assisano sabato 10 ottobre 2020, data della beatificazione di Carlo Acutis, santo adolescente e moderno, ulteriormente destinato ad entrare nei cuori di molte persone in giro per il mondo. Quel sabato nell’aria si sentiva che qualcosa di grande stesse per accadere, un evento storico a coronamento di una vita breve ma molto intensa, vissuta per gli altri e per lasciare a tutti un messaggio importante: si può fare esperienza della santità, che dunque non è un concetto lontano, legato al passato o destinato a pochi eletti, anche nella vita di tutti giorni, anche all’età di quindici anni. Carlo, così straordinario nella sua ordinarietà, sembra chiamare tutti – giovani e non – a seguire il suo modello, a vivere una vita santa. Questo messaggio ha toccato il cuore delle molte persone presenti ad Assisi, giunte da ogni parte d’Italia e del mondo, ognuna con una storia diversa ed interessante. Acutis riesce, grazie alle sue doti di grande comunicatore, ad arrivare a tutti, perché la sua vita e la sua testimonianza non possono non colpire e non destare meraviglia… anche in coloro che non credono. Inoltre il fatto che fosse così giovane e vicino a noi (se non altro per il fatto che ha frequentato la nostra stessa scuola) ha reso le emozioni di una giornata, che già di suo ne era piena, ancora più forti. Vivere questo evento da apprendisti-giornalisti è stato incredibile e molto importante, perché ci ha permesso di ampliare il nostro sguardo ed il nostro punto di vista attraverso l’esperienza di altri, anche più vicini di noi al beato ed alla sua figura. Tra tutte ci tengo a riportare un pezzo dell’intervista alla professoressa Capello, docente di matematica di Carlo per un anno ed un mese al liceo classico del Leone XIII. “Era un ragazzo con uno sguardo profondo, con molti interessi; non mi sembrava particolarmente appassionato alla mia materia, ricordo che diceva: ho altro da fare. Ho scoperto che effettivamente aveva avuto ben altre cose da fare, più importanti dei miei esercizi di matematica, solo dopo la sua scomparsa – e quindi mi si è aperto un mondo. A scuola l’ho vissuto come un ragazzo come tanti e poi, giorno per giorno, ho ri-scoperto dei tasselli della sua esistenza che hanno costituito per me un modo per trovare una nuova immagine di Carlo.” La santità di Carlo Acutis è una santità svelata a poco a poco, quasi nascosta e certamente non ostentata: in questo sta la grandezza della sua figura.
Pietro Polizzi
Io, invece, sono rimasta colpita positivamente dall’esperienza ad Assisi per vari motivi. Prima di tutto sono venuta a conoscenza della figura di Carlo Acutis di cui precedentemente conoscevo poco; quindi ho scoperto molti aspetti interessanti della sua vita, come le sue abilità nell’utilizzare il computer e il fatto che studiasse nella mia stessa aula. Infine, ad Assisi ho imparato ad analizzare gli eventi da un punto di vista critico e giornalistico, il che mi ha permesso di capire l’impegno e la dedizione necessari per raccogliere informazioni e scrivere un articolo. Passeggiando per Assisi abbiamo fatto delle interviste “vox populi” in cui abbiamo avuto l’opportunità di sentire opinioni diverse riguardo a Carlo Acutis. In particolare, abbiamo intervistato due suore che ci hanno raccontato di come stessero vivendo la beatificazione con un entusiasmo grandissimo, trattandosi di “un grande dono non solo per Assisi ma per la chiesa universale e per tutti giovani”. Subito dopo questa intervista abbiamo incontrato una signora americana trasferitasi ad Assisi recentemente, la quale ci ha fornito una visione diametralmente opposta ed un po’ complottista a riguardo: “Carlo stava sempre da solo, perché la madre lo obbligava a stare in casa, per questo ha imparato ad usare il computer. Il vescovo di Assisi ha ricevuto del denaro per ingigantire la faccenda.È una santità costruita“. È stato interessante e formativo poter ascoltare opinioni diverse e raccogliere informazioni da tutti, poiché ciò ci ha permesso di scoprire la santità di Carlo Acutis a poco a poco e da angolazioni differenti.
Sofia Benvenuti
La figura di Carlo mi affascina molto: mi ha davvero colpito la sua dedizione e fede, ancor più in un ragazzo così giovane, non c’è dubbio che era proprio come se avesse un dono dentro di sé. Sono rimasta molto impressionata anche dal fatto che la famiglia, pur non essendo particolarmente credente, lo abbia assecondato in questa sua manifestazione di fede, consentendogli di coltivarla in una maniera così straordinariamente intensa. Per un adolescente, infatti, pregare non è una priorità, né una cosa di tutti i giorni; la famiglia però ha accolto e assecondato Carlo, perché avendo compreso il grande dono che c’era in lui.
L’altra cosa che mi ha impressionato è il fatto che la sua fama si sia diffusa in tutto il mondo in maniera così repentina: in fondo era un ragazzo come tanti altri. Questo è il più grande miracolo, precisamente il fatto che la sua storia sia arrivata a così tante persone e le abbia appassionate, forse – anzi sicuramente – attraverso quel mezzo provvidenziale e così caro a Carlo che è la “rete”. La sera del venerdì, dopo la veglia di preghiera per i giovani, abbiamo intervistato una ragazza proveniente dall’Ecuador, che vive a Milano con i suoi tre figli. Questa giovane madre ci ha raccontato il modo in cui era venuta a conoscenza della figura di Carlo: di famiglia molto credente, fin dalla nascita era sempre stata molto legata alla chiesa; recentemente ci andava molto spesso perché la figlia doveva prepararsi per la comunione; proprio in questo periodo sua madre, che abita ancora in Ecuador, le aveva mandato un video su Carlo Acutis chiedendole se lo conoscesse. La ragazza ci ha testimoniato che dopo aver visto il video rimase talmente affascinata dalla figura di Carlo, e si sentì così vicina a lui, soprattutto per il fatto di avere un figlio più o meno dell’età di Carlo, che iniziò ad informarsi sulla sua figura e sulla sua vita, chiedendo alla madre di spiegarle la sua storia e si sentì chiamata ad andare alla sua beatificazione, “come se si fosse creato un legame così forte con Carlo da lasciare tutto e venire”. “Nel mondo in cui viviamo – aggiunge la ragazza – oggi sono poche le persone che credono in modo attivo a Dio, e vedere un ragazzo di quindici anni così fedele ti spinge ad essere migliore”.
Marta Longhini
L’esperienza ad Assisi ha avuto un impatto molto positivo su di me. Sono riuscito ad apprendere appieno la figura di Carlo ma soprattutto il ruolo svolto dalla città di Assisi, una città che porta come Carlo una grande Beatitudine percepibile. I fedeli che si sono recati ad Assisi hanno avuto un ruolo principale in questo evento. Le interviste che abbiamo registrato sono molto varie tra di loro ed esprimono un grande amore ed interesse nei confronti della figura di Carlo Acutis. Sono stato piacevolmente colpito da qualcuna di queste interviste. Alcune persone conoscevano Carlo da due anni, dopo che Papa Francesco aveva fatto visita alle sue reliquie; gli altri fedeli intervistati, invece, lo avevano conosciuto da poco tempo ma, appassionati dalla sua storia, si sono recati ad Assisi per essere testimoni di questa sua santità. Poter fare queste interviste mi ha aiutato ad entrare appieno in quest’esperienza – e proprio la curiosità che hanno suscitato in me è quella che mi ha dato la forza di affrontare questo progetto.
Federico De Nicolo
Insomma, possiamo dire di essere veramente grati per l’opportunità che ci è stata data e ci sentiamo di ringraziare tutti coloro che hanno reso questa esperienza possibile: essere testimoni di un evento di questa portata ci ha fatti crescere. Un grazie, infine, a Carlo che è per noi tutti un modello ed una guida, e che ci ha ricordato che noi ragazzi possiamo fare molto e cambiare tante cose semplicemente vivendo le nostre quotidianità pienamente.
(Sofia Benvenuti, Federico De Nicolo, Marta Longhini e Pietro Polizzi)
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