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Roma. Pellegrinaggio Aloisiano e ultimi voti di Padre Denora

Giubileo aloisiano

Carissimi,

Vi raggiungo con questa mia comunicazione nel giorno di San Luigi Gonzaga.

Quest’anno è un anno speciale per festeggiarlo. La Compagnia di Gesù celebra infatti i 450 anni dalla sua nascita (9 marzo 1568, a Castiglione delle Stiviere) e la Santa Sede ha proclamato per questo un Anno Giubilare Aloisiano (9 marzo 2018 – 9 marzo 2019), in un tempo in cui, su invito di Papa Francesco, la Chiesa punta l’attenzione sui giovani e con il Sinodo dei Vescovi proprio sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».

Il P. Arturo Sosa S.I., Superiore Generale della Compagnia di Gesù, ci dice: “Desidero invitare tutta la Compagnia, nelle sue comunità e istituzioni – parecchie delle quali portano il nome di Luigi Gonzaga – a trovare il modo migliore di celebrare questo tempo di grazia, che attira il nostro sguardo sull’arricchimento che i giovani significano per la società, la Chiesa e la Compagnia”.

Abbiamo pensato, con le scuole della nostra rete, che hanno come patrono San Luigi, di celebrare questo speciale Giubileo con un pellegrinaggio a Roma, presso la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, dove riposano le spoglie di San Luigi. Essa è una meta privilegiata per celebrare questo giubileo. In essa i fedeli potranno ottenere l’indulgenza plenaria alle condizioni abituali (confessione sacramentale entro gli 8 giorni, comunione eucaristica, preghiera per le intenzioni del S. Padre). Il pellegrinaggio si svolgerà durante il fine settimana 12-14 ottobre 2018.

Quegli stessi giorni segneranno anche una tappa fondamentale per la mia vita di gesuita e di uomo, che mi piacerebbe condividere con tutti voi. Il 13 ottobre, nel pomeriggio, presso la chiesa di Sant’Ignazio a Roma pronuncerò i miei ultimi voti  per l’incorporazione definitiva nella Compagnia di Gesù

Sento nel cuore un grande senso di gratitudine: “Grazie a Dio, grazie alla Compagnia, grazie a tutti coloro che sono parte fondamentale della mia storia di Gesuita”.

Sono passati tanti anni da quando sono entrato nella Compagnia di Gesù: ero un ragazzo timido e introverso, ma anche sognatore e innamorato di un Dio riscoperto nell’adolescenza come Dio di Amore (un po’ “astronauta” come diceva mia madre), il Dio di Gesù Cristo, amico dei poveri e dei sofferenti, che mi affascinava tanto, e a cui dedicare la vita diventandone “compagno”.

Il Signore mi ha preso per mano, mi ha accompagnato in questo percorso, ha fatto crescere la mia fede e la mia umanità attraverso incontri, esperienze, tappe di formazione, studi, responsabilità varie che mi sono state affidate.

Oggi mi ritrovo “adulto” con il rinnovato desiderio di esserGli Compagno in questa Sua Minima Compagnia, lo stesso desiderio di un tempo, ma direi con una consapevolezza diversa.

L’Amore più maturo è proprio quello della conoscenza maggiore del Signore, delle persone a cui sei inviato, di te stesso… E’ un Amore che impara nel susseguirsi concreto delle cose della vita ad affidarsi sempre più al lavoro paziente di Dio in tutte le persone, in tutte le situazioni, in tutta la realtà anche quelle apparentemente più lontane da Lui.

Dio è buono ed è fedele ed opera in tutto e tutti… ed è da qui che nasce la gratitudine: essere parte di questo cammino, pieno  di doni da Lui ricevuti, essere quasi portati da Lui e dalla Sua Provvidenza attraverso le occasioni, i tempi, e soprattutto le persone, essere umilmente con Lui come compagno Suo, accanto alle ferite del nostro mondo,  in questo avanzare del Regno.

In questi anni certamente ho conosciuto meglio il Signore, la sua vita, il suo stile, le sue preferenze…. rimango toccato dal suo amore per i piccoli e per i poveri e dal suo modo di procedere, così libero da schemi precostituiti, così umile e vicino a tutti, fino alla fine.

Ho sentito di conoscerlo meglio soprattutto attraverso l’amicizia dei piccoli e dei poveri che ha sempre accompagnato la mia vita. Fossero essi gli immigrati albanesi della mia storia da ragazzo, o i bambini poveri a cui facevo il doposcuola, o i senza dimora di Genova, o gli immigrati rumeni a Padova, o i bambini abbandonati della Romania che mi guardano come padre, o quelli incontrati nell’esperimento del terz’anno in Kenya così carichi di vitalità e solidarietà, o i tanti tantissimi studenti che spesso indirettamente hanno riempito le mie giornate di lavoro e i miei pensieri … anche tra di loro ci sono piccoli e poveri insospettati: i loro occhi spesso descrivono storie di solitudine, di vite piene di cose ma vuote di amore, di ricerche di senso a cui non basta il benessere.

Ho sempre pensato l’educazione (prima a Genova e a Parigi durante il tempo della formazione, poi a Torino, a Milano, nelle tante opere educative di cui ho avuto la responsabilità – Napoli, Messina, Scutari, Roma –  nelle scuole di Fe y Alegria e, ora, a Palermo) come un luogo importante di servizio a questi Suoi piccoli perché possano sbocciare e accedere alla bellezza della loro vocazione e sentire l’immensa dignità a cui ogni vita è chiamata e a cui ogni vita ha diritto e perché così formati con cura ed esigenza possano trasformare il mondo e farlo più umano e più giusto.

Ho condiviso in questi anni con tanti educatori, gesuiti e tantissimi laici, questa passione educativa anche in tempi duri per le scuole della Compagnia e cattoliche in Italia.

Così in tutti questi anni il Signore mi ha dato tanti fratelli, sorelle e anche sopratutto tanti figli per camminare con loro nella costruzione del Regno.

Sono per questo contento di farvi partecipe di questo passo del cammino così importante per un Gesuita che è l’incorporazione definitiva nella Compagnia. E’ certamente un momento profondamente personale ma anche frutto di un cammino che il Signore ci ha fatto fare insieme e a Lui insieme rendiamo grazie.

Perché pensare di fare gli ultimi voti nella Chiesa dove è sepolto San Luigi Gonzaga? L’avrete certamente capito. Nella sua figura sono sintetizzate le missioni ricevute in tutti questi anni di Compagnia, che mi hanno fatto crescere e a cui guardo con immensa gratitudine: i giovani (attraverso l’educazione e la scuola) e i poveri.

San Luigi Gonzaga è il protettore dei giovani e degli studenti ed è un santo che si è lasciato toccare fino a dare la vita dall’incontro con chi è ai margini della società. Egli è il patrono di tante istituzioni educative cattoliche e dei Gesuiti che fanno parte della mia storia: di Palermo e di Torino e, in un momento iniziale, anche di Milano (il primo collegio si chiamava S. Luigi) e, nella nuova Provincia Euro-Mediterranea, della scuola di Malta che porta il suo nome.

Vorrei sintetizzare la sua vita in due gesti: il primo è quello di una scelta controcorrente segnata da un grande desiderio di libertà, di verità, di onestà, di purezza, un desiderio fortissimo e bellissimo di seguire il Vangelo piuttosto che una promettente carriera familiare di ricchezza, di fama e di potere che si afferma senza compromessi e senza mezze misure nel cuore di Luigi ancora bambino. Ed è anche questo che mi colpisce, come mi ha colpito molte volte nella mia missione educativa: l’apparire nel cuore di bambini e giovani di sogni e desideri autentici, puri, belli, di vita spesa per gli altri e non trattenuta dalle prospettive di piccolo cabotaggio che il nostro mondo loro propone.

Il secondo gesto è quello di non rimanere indifferente davanti alla vita di un malato di peste e di prenderlo in braccio, con coraggio e senza pensare nemmeno per un momento ad alternative diverse dalla cura e dall’amore. Così Luigi rischia la vita per gli ammalati, gli esclusi, gli emarginati, giungendo al punto di donarla per loro. Ed anche questa generosità senza difese, senza false protezioni, mettendosi in gioco per l’altro ha fatto capolino nella mia vita accompagnando tanti ragazzi nelle esperienze di servizio e missione.

Aiutandomi con le parole del nostro Padre Generale, Arturo Sosa S.I., vorrei dire “Sono convinto che lo Spirito di Dio continui a interpellare molti giovani, nella fede e nel confronto con la sofferenza dei poveri della terra. Sono molti, quelli di loro che sognano un mondo senza corruzione, trasparente e onesto, nel quale vi sia riconoscimento e accoglienza per tutti. Sono molti i giovani che, in modo nobile, audace e generoso, desidererebbero fare qualche cosa per il bene dell’umanità e dei popoli; vorrebbero che la sofferenza di tanti scomparisse, che si giungesse alla riconciliazione tra persone e tra popoli, che si proteggesse il nostro pianeta, e che l’umanità si lasciasse guidare da valori trascendenti, i quali diano senso al mondo e alla storia umana. Tuttavia, sovente molti di loro non sanno come farlo.

È dunque il momento di ascoltarli, e di domandarci come aiutare i giovani a crescere in profondità nella propria fede e nell’amore a Cristo, in modo da potere, con un coraggio come quello di Luigi Gonzaga, affrontare gli idoli della cultura dominante. Così pure… è questa l’occasione per… aiutare i giovani a superare oggi ogni genere di timore e di rabbia, suscitata di fronte a quelli che sono “diversi” o “altri”, per poter manifestare accoglienza, fiducia e compassione… e (per) presentare ai giovani di oggi ideali di vita alti ed anche….  la Compagnia di Gesù e la vita religiosa come una gioiosa scelta di vita, per servire e dare la vita per gli altri”.

Il pellegrinaggio si svolgerà così durante il fine settimana 12-14 ottobre 2018.

Il programma prevede che il sabato 13 mattino si possano visitare la Chiesa di Sant’Ignazio, le camerette di San luigi Gonzaga e altri luoghi cari alla Compagnia (la Chiesa del Gesù). Nel pomeriggio ci sono gli ultimi voti e a seguire un rinfresco. La sera nel cortile dell’Istituto Visconti (antico collegio Romano) ci sarà una festa-concerto dedicata a San Luigi Gonzaga. Il 14 poi a Roma si terrà la canonizzione di Paolo VI e Oscar Romero e ci potremo fermare per partecipare a questo evento, che corona il nostro pellegrinaggio con il ricordo di due grandi testimoni del nostro tempo.

Non mi resta altro che affidare alle vostre preghiere la preparazione di questo evento, ringraziare quanti aiuteranno nell’organizzazione, confidare nella vostra partecipazione e continuare a dire Grazie a Dio che si è reso presente e ha lavorato tanto nella mia e nella nostra storia.

Padre Vitangelo

 

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