Palermo. Studenti dei Gesuiti di tutto il mondo a confronto al Gonzaga
“Quello che sta accadendo sotto i nostri occhi è una vergogna immane, è il nuovo olocausto, anzi peggio, perché sappiamo ciò che sta succedendo, non abbiamo l’alibi di dire che non sapevamo. Per questo dobbiamo fare di tutto perché questa tragedia finisca”. E’ l’appello commosso e accorato lanciato dal dottore Pietro Bartolo, medico del Poliambulatorio di Lampedusa. La sua testimoninanza è stata probabilmente una delle più forti ed incisive del 35° Convegno internazionale “I Gesuiti e la storia” dedicato proprio al tema “I Gesuiti e i migranti”. Un racconto di vite salvate, di morti, di segni di tortura, di sofferenze indicibili, che ha toccato profondamente i numerosi e giovani partecipanti all’incontro.
Sui migranti e rifugiati accolti o rifiutati, nella storia e nell’attualità, sull’importante fenomeno al centro del dibattito politico nazionale e internazionale si sono concentrate tutte le riflessioni e i contributi del centinaio di studenti dei collegi dei Gesuiti partecipanti da tutto il mondo.
Questo convegno internazionale con cadenza annuale fu ideato da padre Giuseppe Patti, a Palermo, nel 1983. Da allora ogni anno viene ospitato, a rotazione, in una scuola diversa, con una partecipazione e una apertura internazionale crescente.
L’edizione 2018, ospitata all’Istituto Gonzaga di Palermo, ha ricevuto anche il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “L’assemblea sottolinea il ruolo dell’internazionalizzazione intrapreso dalle vostre comunità educanti, valorizzando la rete mondiale delle scuole ignaziane, per puntare sui giovani nel fondare una società interculturale – sottolinea il Capo dello Stato – Il progetto formativo, che trova in questa sede un importante momento di sintesi sul tema delle migrazioni, costituisce un’esperienza di fraterna condivisione per tutti i giovani provenienti dai diversi collegi dell’ordine e unisce l’attenzione scientifica alla cura della dimensione esistenziale”.
All’apertura del convegno l’assessore della Regione Sicilia all’Istruzione e alla Formazione, Roberto Lagalla: “Questo è un momento importante per comprendere che il futuro è nelle vostre mani. L’educazione è un’occasione di libertà”. Intense le testimonianze di Simona La Placa, vice presidente del Centro Astalli di Palermo, la struttura JRS (servizio dei Gesuiti per i rifugiati) che, con il generoso lavoro dei volontari, offre servizi di primaria e secondaria accoglienza (fornitura di viveri e abbigliamento, assistenza sanitaria, consulenza legale, doposcuola per i bambini, scuola di Italiano per gli adulti, aiuto all’inserimento sociale e lavorativo), e di Ismael, un giovane migrante della Costa d’Avorio, accolto al Centro Astalli.
“L’obiettivo di questo convegno – ha sottolineato il direttore generale dell’Istituto Gonzaga-ISP, padre Vitangelo Denora – non è parlare della questione dei rifugiati, ma mostrare il volto dell’altro che suscita un richiamo interiore. E’ un’idea coraggiosa, perché è l’occasione di fare parlare i giovani di oggi, che si lasciano mettere in discussione”.
Le due giornate di studi sono poi state arricchite dal contributo dei ragazzi con le loro presentazioni e riflessione, proposte ovviamente interamente in lingua inglese. Durante le giornate del Convegno si sono alternati tempi di comunicazioni di elevato livello culturale a tempi di visita della città e di incontro concreto con i migranti e le strutture di accoglienza.
“Ogni giorno i ragazzi delle diverse delegazioni – commentano due studenti del Leone XIII di Milano partecipanti al Convegno – hanno esposto come i Gesuiti si occupano dei migranti in tutto il mondo. Abbiamo ritenuto particolarmente interessanti le relazioni dei ragazzi provenienti da Paesi che hanno una realtà molto diversa rispetto a quella italiana come, ad esempio, la Lituania. Nel nostro Paese, infatti, cercano rifugio persone provenienti prevalentemente da paesi extraeuropei, come l’Africa o il sud America. Il flusso migratorio che colpisce la Lituania proviene, invece, principalmente dalla Russia. Molti Russi che sono stati riconosciuti come dissidenti politici cercano rifugio in paesi come la Lituania, in quanto non sono lontani dal loro ed hanno molte usanze e tradizioni simili alla propria nazione d’origine.
Di particolare impatto è stata la testimonianza del dottor Pietro Bartolo, medico di primo soccorso per i rifugiati che arrivano frequentemente a Lampedusa. Il discorso del dottor Bartolo è stato crudo e realista, in quanto ci ha parlato di situazioni terribili che ha vissuto in prima persona. Le immagini che ci ha presentato mentre parlava mostravano persone malate, ferite e sofferenti. Ci ha inoltre mostrato video di tutte le persone che muoiono prima di raggiungere la costa, i loro cadaveri, i sacchi in cui li chiudono e le loro bare. È una testimonianza che sicuramente ci ha fatto riflettere su quanto la situazione di queste persone sia più disperata di quanto possa emergere dai notiziari o dagli articoli che ci sono presentati ogni giorno. Il dottore ha parlato inoltre della grande speranza che anima queste persone quando arrivano in Italia. Al termine di questo convegno abbiamo realizzato quanto i Gesuiti si impegnino per aiutare tutti coloro che cercano rifugio nel nostro Paese e quanto ancora c’è da fare per rendere il mondo un posto più accogliente per tutti e, in particolare, per non far perdere la speranza a coloro che arrivano in Italia e che hanno questa sola speranza come bene in loro possesso”.
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