L’allenatore sportivo riflessivo

Nella crescita della persona affidata all’educatore sportivo un aspetto certamente molto attuale è la capacità di fare scelte consapevoli e durature e non basate solo su un’emotività legata al momento.
Il concetto di atleta riflessivo, o “maturo” secondo alcuni autori, come obiettivo dell’azione educativa anche in contesto sportivo implica il concetto di autonomia dell’educando. Il rispetto infatti dell’autonomia dell’educando da parte dell’educatore è oggi ritenuto fondamentale per impostare una corretta metodologia pedagogica dei giovani in genere, ma è anche uno dei principi base di formazione degli adulti. Proprio la relazione fra educatore sportivo e giovane atleta può incidere in maniera significativa sulla formazione del giovane e della persona in generale, sotto questo punto di vista.
Il soggetto dell’educazione è l’educando, che l’adulto educatore può accompagnare nel suo percorso formativo. Prende facilmente corpo così l’ipotesi dell’esistenza di un nesso causale tra il modo di sentire/pensare/agire dell’educatore ed il modo di sentire/ pensare/agire da parte dell’educando. Dentro questa ipotesi appare evidente come l’incremento di riflessività da parte degli educatori si possa tradurre in una facilitazione della maturazione meta-cognitiva del soggetto dell’educazione, a vantaggio degli esiti formativi complessivi della sua persona. Quello che poi rende realmente unico in chiave educativa il contesto sportivo sono le condizioni nelle quali possono realizzarsi queste pratiche sportive, che permettono alle persone che le svolgono di impegnare e mobilitare le proprie capacità in modo che l’esperienza organizzi e configuri la loro personalità. Il modello pedagogico che porta all’atleta-maturo interpreta la relazione fra educatore e atleta (durante gli allenamenti e le gare) come un processo permanente in cui valgono gli stessi principi sui quali si basa la formazione degli adulti. In questa visione pedagogica anche l’allenamento non è visto come in insieme di schemi obbligatori, oppressivi e ripetitivi, ma un processo di apprendimento individuale ed al tempo stesso comunitario, libero e flessibile perché sempre “accompagnato” da un educatore che assume il ruolo tipico del “facilitatore” dell’apprendimento.
Il progetto di formazione per gli educatori sportivi dovrà quindi tendere alla creazione di un profilo generale di “EDUCATORE RIFLESSIVO”, vale a dire un educatore attrezzato con una conoscenza che implica il ritorno sistematico sulla propria esperienza e pratica per meglio comprenderla e produrre quindi un autentico cambiamento personale. L’esperienza condivisa dell’allenamento e della gara mette giorno dopo giorno atleta e allenatore in una condizione di mutua influenza e dipendenza reciproca che deve essere vissuta con consapevolezza e preparazione da parte dell’allenatore.
Ecco allora che l’orizzonte dell’allenatore riflessivo appare come quello che meglio recupera quanto di più proprio vi è anche nella tradizione ignaziana. L’allenatore mentre allena costruisce metodo e anche modalità per entrare in relazione con l’atleta e motivarlo sempre al suo “magis”. La pura esperienza non è più sufficiente. Per trasformare l’esperienza in conoscenza consapevole occorre imparare a riflettere nell’azione e sull’azione. In questo modo l’educatore “in campo” mentre fa impara, mentre impara riflette, elabora teoria, riprende il percorso immedesimandosi in un processo di apprendimento che mentre opera si concede anche una rielaborazione, una riflessione, una revisione di quello che sta a monte degli effetti facilmente osservabili e così via.
La formazione e l’apprendimento dell’educatore riflessivo devono avvenire in una forma continua, su una strada di cambiamento personale che richiede metodo e disciplina. Si entra pertanto in una visione e modalità di formazione che fa proprie molte delle impostazioni tipiche della Pedagogia Ignaziana.
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