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S. Natale 2016

Cari bambini, cari ragazzi, docenti, amici,

anche quest’anno abbiamo voluto mantenere il nostro appuntamento di rete per trascorrere un momento tutti insieme prima di Natale, per scambiarci gli auguri e per un po’ di riflessione.

Abbiamo scelto quest’anno di dedicare l’hangout agli studenti più giovani delle nostre scuole. In un certo senso voi piccoli forse potete capire meglio dei “grandi “il Natale,  Dio che ci viene incontro come un bambino.

Saluto con affetto i nostri studenti di Scutari (che non sono della primaria), che hanno il coraggio questa mattina di farsi anche loro un pò bambini, come ci suggerisce il Vangelo (“ se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”).

Il tema scelto per questo Hangout mi sembra bello: l’accoglienza. Devo dirvi che in un certo senso nessuno lo ha scelto dall’alto (non ho deciso io o i rettori o i direttori questo tema) ma è venuto un pò da solo, da voi…. in base a quello che stiamo vivendo nel nostro mondo e in base a quello che ci preoccupa e che ci interroga…. il segno di un percorso che voi bambini, accompagnati dai vostri insegnanti, state facendo.  Sono molto contento di tutto quello che è venuto fuori in questo hangout… bravi!

Gesù in particolare in questo Natale viene a noi come un bambino che ci chiede di essere accolto. Cari bambini, sono sicuro che mi capite molto bene… Gesù piccolo, povero, “profugo” ci chiede di essere accolto quest’anno nel nostro mondo, per costruire “un paradiso sulla terra,” come abbiamo cantato all’inizio…. per farlo più bello questo mondo.

Gesù è nato in una stalla o in una grotta, come nei nostri presepi “al freddo e al gelo”. Come non pensare in questo Natale ai bambini che vivono nelle zone del terremoto. Lì di inverno fa freddo!

Gesù nasce fuori la città perché per loro non c’era posto a Betlemme. E poi…. come racconteremo…. Il suo primo viaggio da bambino è la fuga in Egitto. Come non pensare in questo Natale ai rifugiati, a coloro che scappano dalle guerre e che cercano un futuro migliore e… che sono rifiutati?

Gesù ci chiede di accoglierlo e di accogliere, ci insegna a farci vicino a queste situazioni, a guardarle con occhi diversi, a comprenderle senza giudicarle, a trovare anche nelle situazioni difficili la gioia e l’amore che Dio vuole dare a ciascun uomo.

Penso che tutti noi, anche i bimbi più piccoli, abbiano visto le immagini di tantissima gente che, lasciando le loro case e i loro paesi, spesso colpiti da guerre, violenze e povertà, cerca di fuggire verso altre terre, alla ricerca di un posto migliore in cui vivere e far crescere i propri figli. Lasciare la terra natale, la propria casa e partire verso l’ignoto è qualcosa di molto difficile, che forse chi non l’ha provato non può nemmeno immaginare. Il viaggio che si intraprende è spesso lungo, difficile, molti muoiono lungo la via.

Proviamo a immaginare quali sentimenti possono alloggiare nel cuore di queste persone. Stanno lasciando quel poco che hanno. Magari hanno speso tutti i loro pochi risparmi per pagare il viaggio ai cosiddetti “scafisti”. Sono consapevoli che potrebbero anche non arrivare mai a destinazione.

Noi nel nostro mondo forse non capiamo: siamo abituati a dormire in un letto comodo, tranquilli, al caldo, tra le coperte morbide, dopo una cena abbondante e con una carezza e un bacio di mamma o di papà. Queste persone, tra le quali ci sono sempre molti bambini, invece, non hanno nulla di tutto ciò. E in più sanno che, al loro arrivo, troveranno anche molte persone che non li accettano, che non li vorrebbero, a cui sanno di dare fastidio. Quali sentimenti possono provare? Quali emozioni, paure? Oltre alla sofferenza fisica (poco cibo, malattia, sofferenza) che grande dolore portano nel cuore?

Pensiamo anche in questo Natale alle tante famiglie colpite dalla scorsa estate dal terremoto nel centro Italia. Molte di loro sono state costrette a lasciare le loro case. Alcune sono andate a vivere altrove, altre abitano ancora in dei container. In una notte hanno perso quasi tutto: la casa, parenti, amici. Anche questi sono dei “profughi”, sono persone in situazione di sofferenza, di bisogno, di aiuto.

Proprio a partire da questi fatti che abbiamo visto alla televisione e di cue abbiamo sentito parlare e a volte anche giudicare, entra la parola che abbiamo scelto come tema per questo nostro collegamento: ACCOGLIENZA.

Ma oggi , come dicevo all’inizio, mi piacerebbe collegare di più l’accoglienza al tema del Natale perché a Natale Dio viene e si fa vicino a tutte queste situazioni e le vive lui stesso, (lui si fa povero, senza tetto, immigrato, profugo) riempendole dalla sua luce. Così ci insegna a vederle con occhi nuovi ed ad accoglierle con cuore nuovo. Vorrei richiamare allora due immagini del vangelo

La prima immagine è quella di Maria e Giuseppe. Si trovano a Nazaret. Hanno una vita abbastanza normale, naturale. Hanno programmato un bel matrimonio. Ad un certo punto alcuni eventi arrivano a cambiare la loro vita. L’angelo porta a Maria un lieto messaggio: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre … e il suo regno non avrà fine».

La scoperta di un grande progetto di Dio, nella vita di due persone semplici…. L’arrivo di un bambino…. un re? Tutto sembra tranquillo e la promessa dell’angelo sembra far intravvedere un futuro roseo e facile …. E poi comincia una storia che sembra tutt’altro che da re. Il censimento: Si deve partire da Nazareth per andare a Betlemme. Giuseppe deve andare a farsi registrare a Betlemme e Maria incinta va con lui.

E’ il primo viaggio di Gesù ancora nella pancia della mamma, il primo viaggio della famiglia. La prima volta che devono lasciare tutto: casa, lavoro, famiglia, amici. Partire per Betlemme. Sono già in viaggio, pellegrini, profughi…. Un viaggio lungo, faticoso con molte incognite. E poi arrivati laggiù cosa si farà?

….arrivati a Betlemme ecco il duro scontro con la realtà del rifiuto. Con la realtà “dello scarto”, come direbbe Papa Francesco. Nessuno li accoglie, tutti chiudono le porte. Trovano spazio in una grotta, fuori città, tra le bestie. Il racconto evangelico è davvero sorprendentemente simile alle storie e alle vite di tante donne e uomini che oggi cercano asilo e accoglienza nei nostri paesi, ma trovano tanti rifiuti e tante porte chiuse.

Come sarebbe stato bello se avessero trovato persone calorose, accoglienti, che li avessero aiutati, ospitati, sfamati e soccorsi nel bisogno! In realtà se guardiamo più a fondo ci accorgiamo che non li accoglierà la gente potente, ma lo faranno i pastori e i poveri che andranno a trovare Gesù nella grotta, lo faranno delle persone che vengono da lontano, come i magi…

Gesù nasce così in mezzo a tanta povertà,  ma Gesù è felice, ha l’amore della mamma e del papà, guarda i cuori delle persone semplici che lo vanno a trovare, è contento di essere venuto sulla terra, gli piace la nostra umanità. C’è il rifiuto, l’esclusione, lo scarto… ma ci sono anche tanti piccoli gesti di amore e di solidarietà. E’ che bisogna guardare più nel profondo e oltre quello che fa chiasso o fa notizia.

C’è anche un secondo episodio evangelico – e questa è la seconda immagine che desidero ricordare. Un po’ di tempo dopo il Natale, a causa di re Erode, che ha paura del suo posto di re,  che qualcuno, gli prenda il trono  (il potere è una brutta bestia) perché i Magi che vogliono andare a trovare Gesù gli hanno detto che una stella li ha condotti lì per cercare Gesù, il re dei giudei….. beh a causa di Erode, Maria e Giuseppe, anziché tornare a casa loro, sono costretti a fuggire a mettersi nuovamente in viaggio, questa volta per una terra ancora più lontano in Egitto…. E pure di fretta. Devono partire di notte “alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.

E’ nuovamente un episodio sorprendentemente attuale: a causa di violenze e di giochi di potere, una piccola famiglia è costretta a scappare, a cercare asilo in un paese straniero. Credo che i sentimenti che vivevano Maria e Giuseppe non fossero poi tanto diversi da quelli di tante famiglie di profughi e rifugiati di oggi  che fuggono dalle guerre e dalle violenze. Anche se il Vangelo non lo racconta, immaginiamo che anche in Egitto a quel tempo la vita e la situazione non sia stata certo facile…. Non penso che Maria e Giuseppe conoscessero molte persone laggiù e nemmeno che gli egiziani siano stati molto più ospitali di altri.

Sicuramente avranno avuto difficoltà anche qui, rifiuti, dolori, paure e preoccupazioni. Rimanevano stranieri, senza mezzi e non inseriti integrati nella società egiziana. E in più avevano un bambino piccolo da accudire e non c’erano nemmeno i telefoni per avvisare la famiglia a Nazaret!

Davvero in questa immagine vediamo tante famiglie con bambini piccoli che, per sfuggire all’odio e alla violenza, si mettono in viaggio verso l’ignoto, senza possedere nulla. Fuggono per necessità, perché cercano la salvezza e fuggono perché i bambini possano crescere sereni e con dignità.

Nel vangelo per fortuna Giuseppe Maria e Gesù tornano e casa, a Nazareth e… come sono contenti! E purtroppo Gesù saprà quanto è brutta la violenza e guerra e come colpisce gli innocenti: Erode infatti infuriato dal fatto che erano fuggiti, aveva fatto uccidere tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù.

In 2000 anni di storia la condizione dell’uomo è sempre la stessa…il potere, l’invidia, le guerre, le violenze sfigurano la faccia di questo mondo e della nostra umanità.

Eppure come ci ha detto Papa Francesco “ la fuga in Egitto ci mostra che Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove luomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e labbandono; ma Dio è anche là dove l’uomo sogna, spera di tornare in patria nella libertà, progetta e sceglie per la vita e la dignità sua e dei suoi familiari”.

Ecco allora che Gesù nel Natale ci insegna a guardare diversamente e ci invita ad accoglierlo accogliendo queste situazioni e queste persone.

Sì, anche noi possiamo fare qualcosa, come lui e con lui possiamo fare la differenza.

In questo Natale possiamo prenderci l’impegno di compiere almeno un gesto concreto di affetto e di accoglienza verso una persona che possiamo aver visto o incontrato nelle nostre città, nelle nostre realtà o magari anche nella stessa casa dove abitiamo.

Nei nostri Istituti molti sono i progetti e le iniziative di solidarietà.

Stiamo pensando ai terremotati. Ci siamo detti come possiamo noi scuole e studenti aiutare i terremotati? Aiutando i nostri colleghi: la scuola non sono solo i muri, ma un ambiente dove si cresce insieme ad altri, piccoli e grandi, e si costruisce un futuro bello, di speranza e dignità. I bambini di quelle zone hanno bisogno di questo messaggio da noi. Per questo anche i nostri amici del Pontano di Napoli hanno pensato per questo Natale di regalare un CD: il disco del cuore.

Noi, le nostre scuole, seguiamo i bambini che sono abbandonati del Perù, del Kenya e della Romania. Uno di loro mi ha detto “sappi che tutti i bambini che sono abbandonati hanno momenti molto difficili, perché noi sentiamo qualcosa che non si può esprimere con le parole, sentiamo la mancanza di amore, la mancanza dei genitori, qualcuno che ci possa stare vicino…”. Nel nostro piccolo vogliamo permettere a loro di non essere soli, di studiare, di giocare….. avete visto la bellissima iniziativa da parte dei nostri compagni di Malta. Per ricordarsi ogni giorno che ci sono bambini che non possono andare a scuola hanno messo una sedia rossa in classe. Facciamolo anche nelle altre classi delle nostre scuole… !

Lasciamoci toccare nel profondo da queste iniziative, partecipiamo con entusiasmo, ma soprattutto con il cuore…. Non c’è vera accoglienza se non con il cuore. Impariamolo da Gesù bambino.

E allora che questo possa essere il nostro augurio di Buon Natale, perché il regalo più bello è davvero che il Signore bambino ci “scaldi” il cuore, aiutandoci a crescere in accoglienza, generosità e apertura agli altri, chiunque essi siano e da qualunque parte del mondo provengano.

Ecco cosa Gesù desidera dirci. Egli vuole essere vicino a tutti, proprio tutti…  e vuole essere vicino a noi, a te…. un nostro amico, un tuo. Con lui possiamo parlare di tutto proprio come un amico parla ad un amico, delle cose che ci fanno felici, delle nostre preoccupazioni, delle persone che ci sono care, delle persone che soffrono….e specialmente dei bambini che soffrono, proprio come abbiamo provato a fare in questo hangout. Buon Natale!

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